La vita spezzata di Frederiek per chiedere un cambiamento radicale
Non siamo soliti occuparci delle vicende del mondo professionistico, ma crediamo che la tragica scomparsa di Frederiek Nolf, questa notte, in Qatar, riguardi in maniera trasversale tutto il mondo della bicicletta. La versione ufficiale é di pubblico dominio, quello su cui non si riflette é che risulta improbabile é come, uno sportivo professionista, costantemente sotto controlli medici, possa andare a letto senza più risvegliarsi, a soli 22 anni. Questa mattina non é morto un corridore, é morto un ragazzo, un giovane che, nel ciclismo o fuori, aveva una vita davanti. Nessuno si sa spiegare il perché "I suoi parametri erano apposto" afferma il direttore sportivo, e allora come può essere stato possibile, che uno sportivo, controllato, allenato, giovane, possa lasciarci per un attacco cardiaco. Un caso isolato non sarebbe sufficiente per allarmarci, ma questa é solo una delle tante vittime che si aggiunge a una lista ormai tragicamente lunga. Il ciclismo deve rivedere il suo universo, e deve farlo, a mio modo di vedere, partendo dalle categorie giovanili, spesso lasciate in balia di allenatori folli e preparatori senza scrupoli. Si deve insegnare ai giovani a rispettare il proprio corpo, ad avvisare ogni segnale che esso ci invia, e questo deve essere fatto anche con una più dura rete di controlli anti doping che, negli ultimi anni, sono drasticamente calati nelle categorie dilettantistiche e giovanili.
Non vogliamo sentirci complici di altre vittime. Con i controlli e la conoscenza dei problemi e del proprio corpo, possiamo insegnare ai giovani che si affacciano al mondo della bici, un modo di fare sport sano e naturale, al riparo da spiecevoli sorprese. |